
Dimagrimento (Depositphotos foto) - www.ricominciodailibri.it
A che punto siamo con questi farmaci per dimagrire e quali sono le reali implicazioni cliniche e sociali? Quello che c’è da sapere.
La semaglutide, commercialmente nota come Ozempic per il diabete e come Wegovy per il trattamento dell’obesità, ha rivoluzionato l’approccio terapeutico grazie alla sua capacità di indurre una perdita di peso significativa, compresa tra il 10 e il 25 per cento del peso corporeo in un anno. Questo risultato fino a poco tempo fa era ottenibile quasi esclusivamente con la chirurgia bariatrica. L’azione del farmaco, che si somministra principalmente tramite iniezione sottocutanea settimanale, è legata alla sua capacità di imitare il peptide-1 simil-glucagone, un ormone che regola l’appetito e la glicemia.
La crescente popolarità di semaglutide ha generato una vera e propria “corsa” nelle farmacie di tutto l’Occidente, con difficoltà di approvvigionamento soprattutto per i pazienti diabetici, i quali sono stati messi in difficoltà dalla priorità data alla sua indicazione per la perdita di peso. In Italia, il Ministero della Salute è intervenuto con regolamentazioni più rigide per garantire la disponibilità del farmaco ai malati di diabete, mentre per il trattamento dell’obesità non sono state imposte limitazioni, se non la prescrizione specialistica e un costo mensile significativo, che può oscillare tra i 200 e i 400 euro.
Accanto a semaglutide, si è affacciata sul mercato la tirzepatide (con il nome commerciale Mounjaro), una molecola della stessa famiglia che promette risultati ancora più straordinari, con perdite di peso che si avvicinano al 25 per cento. Questi nuovi farmaci non solo favoriscono la riduzione del grasso corporeo, ma apportano benefici cardiovascolari, riducendo il rischio di infarto fino al 20 per cento, e possono addirittura far regredire il diabete in alcuni casi.
Benefici e criticità del dimagrimento farmacologico
Oltre alla perdita di peso, emergono evidenze scientifiche che confermano altri effetti positivi della semaglutide. Uno studio pubblicato su Alzheimer’s and Dementia ha evidenziato una riduzione del rischio di Alzheimer nei pazienti diabetici trattati con questo farmaco. Inoltre, ricerche recenti presenti su JAMA Psychiatry hanno suggerito un potenziale ruolo nel trattamento della dipendenza da alcol.
Tuttavia, l’entusiasmo è accompagnato da preoccupazioni. Su The Lancet, un gruppo di esperti ha sottolineato il rischio di una significativa perdita di massa muscolare durante il dimagrimento indotto dai farmaci GLP-1. Secondo gli studiosi, la perdita di tessuto muscolare può rappresentare dal 25 al 39 per cento della perdita di peso totale in un arco temporale di 9-18 mesi, una percentuale superiore a quella osservata nel dimagrimento dietetico tradizionale. Questa condizione potrebbe favorire lo sviluppo di obesità sarcopenica, una patologia che combina obesità e riduzione della massa e forza muscolare, con conseguenti rischi cardiovascolari aumentati e tassi di mortalità più elevati.

Per contrastare questi effetti, gli specialisti raccomandano un approccio integrato che includa un’alimentazione ricca di proteine e un’attività fisica mirata al potenziamento muscolare. Il dottor Steven Heymsfield, esperto di metabolismo, evidenzia l’importanza di un corretto bilanciamento tra dieta e esercizio fisico per mitigare la perdita muscolare durante la terapia farmacologica.
Considerazioni cliniche e prospettive future
Gli esperti più ottimisti, come la professoressa Caterina Conte e i colleghi del National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases, riconoscono che l’obesità è una malattia cronica recidivante e che la perdita di peso è la chiave per migliorare o risolvere le complicanze associate. Tuttavia, sottolineano che l’interruzione della terapia con semaglutide provoca spesso la ripresa del peso perso, un fenomeno che si verifica in circa due terzi dei pazienti entro un anno dalla sospensione. Per questo motivo, una dieta bilanciata e un’attività fisica regolare rimangono componenti essenziali per mantenere i risultati a lungo termine.
La professoressa Conte precisa anche che, nonostante la preoccupazione per la sarcopenia, la qualità del muscolo residuo tende a migliorare, liberandosi del grasso intramuscolare dannoso e migliorando la funzionalità fisica e la mobilità, anche negli anziani.
Un parere autorevole arriva dal farmacologo Silvio Garattini, presidente dell’Istituto Mario Negri, che pur riconoscendo l’efficacia dei nuovi farmaci, evidenzia alcuni limiti: «I farmaci possono causare ipoglicemia e disturbi gastrointestinali, costringendo alcuni pazienti a interrompere il trattamento. Inoltre, non esistono ancora studi comparativi solidi con farmaci di prima linea come la metformina, che è più economica e ben conosciuta». Garattini ricorda inoltre come la diffusione di questi farmaci per dimagrire abbia talvolta sottratto risorse ai pazienti diabetici, sottolineando la necessità di una maggiore cultura sull’uso appropriato dei medicinali. La sfida rimane dunque aperta: sfruttare al massimo le potenzialità di questi nuovi farmaci, limitandone gli effetti collaterali e garantendo un uso corretto e sostenibile, per un trattamento efficace e duraturo dell’obesità.