
Coltivazione di girasole, quali sono in vantaggi? Tutte le info- ricominciodailibri
La coltivazione di girasoli può trasformarsi in un guadagno concreto grazie ai bonus PAC 2025, fino a 500 euro a ettaro.
L’estate non è solo sinonimo di sole e vacanze: per gli agricoltori attenti alle opportunità economiche, può rappresentare anche un’occasione di guadagno concreto. Tra le colture più interessanti del momento spiccano i girasoli. Non stiamo parlando del semplice fiore ornamentale, ma di una pianta dalle molteplici potenzialità economiche, sia per la produzione di semi e olio sia per l’accesso a incentivi pubblici pensati proprio per chi decide di coltivarla.
Se fino a poco tempo fa il girasole era una coltura considerata di nicchia, oggi la situazione sta cambiando rapidamente. La domanda di semi e olio sul mercato interno è ancora superiore alla produzione nazionale, e questo genera margini interessanti. Ma a rendere il quadro davvero allettante è il nuovo pacchetto di incentivi previsto dalla Politica Agricola Comune (PAC) 2023-2027, che stanzia bonus diretti fino a 500 euro per ettaro per chi sceglie di dedicarsi a questa coltura.
Il vantaggio non è solo economico: coltivare girasoli può essere una scelta sostenibile e a basso impatto ambientale. La pianta ha bisogno di una quantità moderata di acqua e, grazie al suo apparato radicale profondo, riesce a sfruttare l’umidità presente nel terreno in modo efficiente. Inoltre, il suo fogliame robusto offre naturale protezione contro molti parassiti, riducendo la necessità di trattamenti chimici. Questo la rende ideale anche per gli agricoltori interessati a pratiche eco-friendly senza compromettere la resa economica.
Bonus agricoltura, quanti soldi si possono avere per i girasoli?
I girasoli rappresentano una coltivazione strategica non solo per il mercato interno, ma anche per gli incentivi PAC. Sono ammessi due tipi di aiuti principali: gli Ecoschema 4 e 5. Il primo prevede circa 110 euro per ettaro a chi introduce nella rotazione colturale specie leguminose, foraggere o da rinnovo, utilizzando sementi certificate e stipulando un contratto di fornitura.

Il secondo, più generoso, offre fino a 500 euro a ettaro per chi dedica almeno il 25% della superficie a coltivazioni utili agli insetti impollinatori, e il girasole rientra tra queste. La particolarità di questo bonus è che non richiede la raccolta immediata della pianta: l’importante è mantenerla fino al termine del ciclo per fornire nutrimento agli impollinatori. In pratica, si tratta di un incentivo che premia l’attenzione alla biodiversità e all’ecosistema, oltre a generare reddito per l’agricoltore.
Nonostante la coltivazione di girasoli sia più diffusa in regioni come Marche, Toscana ed Emilia Romagna, la produzione nazionale non copre ancora il fabbisogno interno, costringendo l’Italia a importare gran parte dell’olio di semi. Questo scenario crea opportunità per chi decide di investire: nel 2022 il prezzo dell’olio di girasole ha toccato punte di 700 euro per tonnellata, e nel 2025 si registrano nuovi rialzi, confermando il potenziale economico della coltura.
Per accedere ai contributi, è fondamentale rispettare alcune procedure: la domanda deve essere presentata presso le strutture di assistenza agli agricoltori (CAA) o agli uffici territoriali Agea, compilando correttamente il Quaderno di Campagna dell’Agricoltore (QDCA). La scadenza ultima, anche se con riduzioni progressive degli importi, è fissata al 25 agosto 2025. Per ogni giorno di ritardo, l’importo erogato viene decurtato dell’1%.
Il ciclo produttivo del girasole è relativamente breve, circa 145 giorni dalla semina, il che significa che gli incentivi possono concretizzarsi in un guadagno tangibile in pochi mesi. Con i giusti accorgimenti tecnici e la conoscenza delle procedure PAC, trasformare il sole e i girasoli in un reddito concreto è oggi più facile e remunerativo che mai.