
Ci sono città più tassate di altre - ricominciodailibri
Dal Nord al Sud, l’Irpef cambia volto: il Nord guida la classifica, mentre al Sud si paga meno della metà. Ecco chi versa di più e perché.
Quando si parla di tasse, c’è sempre da rimanere stupiti e anche un po ‘ scottati. Venire a conoscenza di tutte le tasse presenti in Italia potrebbe rivelarsi un’ esperienza ricca di colpi di scena se non proprio terrificante. Ma ce n’è una in particolare, famosissima, che fa parlare molto di sé e che non da meno, riesce a regalare rivelazioni inattese.
Ogni anno milioni di contribuenti fanno i conti con l’Irpef, l’imposta che colpisce i redditi delle persone fisiche e che da sola garantisce circa un terzo delle entrate fiscali dello Stato. Nel 2023, il totale versato ha superato i 190 miliardi di euro, una cifra che fa tremare i polsi e che pesa sulle tasche di famiglie, lavoratori e pensionati.
Ma non tutti pagano allo stesso modo. La pressione fiscale non è uniforme: dipende molto da dove si vive. Alcune città sembrano veri e propri salassi fiscali, mentre altre, soprattutto al Sud, risultano decisamente più leggere. E la differenza non riguarda solo le tasse, ma anche i redditi medi dichiarati, che spesso spiegano – almeno in parte – il perché di certe cifre.
Dove si paga di più (e chi guida la classifica)
Vivere in una città piuttosto che in un’ altra in Italia fa la differenza. La nuova analisi dell’Ufficio studi della CGIA, basata sui dati ufficiali del Ministero dell’Economia e delle Finanze, mette nero su bianco un Paese diviso in due: da un lato i grandi centri del Nord, con redditi alti e Irpef pesante; dall’altro il Sud, dove i redditi medi sono più bassi e di conseguenza anche le imposte. E nella classifica non mancano sorprese che smentiscono luoghi comuni.

Al primo posto delle città più tassate troviamo Milano: qui l’Irpef media versata da ogni contribuente sfiora gli 8.850 euro. Una cifra impressionante, ma in linea con i redditi medi della città, che superano i 33.600 euro, i più alti d’Italia. Subito dopo c’è Roma, con oltre 7.300 euro di Irpef media, seguita da Monza e Brianza (quasi 6.910 euro). Completano la “top ten” Bolzano, Bologna, Parma, Lecco, Trieste, Modena e Genova: tutte province del Nord o comunque ad alta concentrazione di attività economiche e di lavoro ben retribuito.
Il quadro cambia radicalmente spostandosi verso Sud. Nella provincia del Sud Sardegna, ad esempio, la media Irpef non supera i 3.600 euro: meno della metà di Milano. La prima città meridionale a comparire nella classifica nazionale è Cagliari, ma solo al 25° posto. Dietro i numeri si nasconde una frattura profonda: quella tra Nord e Sud. In molte regioni meridionali più del 70% dei contribuenti dichiara un reddito inferiore alla media nazionale di 24.830 euro. In Calabria il dato è ancora più estremo: quasi l’80% delle persone guadagna meno di questa soglia.
È un dato che fotografa due Italie: una ricca e fortemente tassata, dove le entrate fiscali pesano molto ma sono compensate da stipendi più alti; e una povera, dove le tasse sono più leggere, ma perché i redditi sono molto più bassi. In pratica, chi vive al Sud paga meno, ma ha anche meno risorse a disposizione. A livello nazionale, i contribuenti Irpef sono circa 42,5 milioni. La maggior parte è composta da lavoratori dipendenti (23,8 milioni) e pensionati (14,5 milioni). Solo 1,6 milioni sono lavoratori autonomi. Le città con il maggior numero di contribuenti sono Roma (quasi 3 milioni), Milano (2,4 milioni) e Torino (1,7 milioni). In fondo alla classifica troviamo province come Isernia, con poco più di 59.000 contribuenti.
Ma c’è un’altra domanda da porsi: perché la pressione fiscale sembra più alta nel 2025? Il governo stima la pressione fiscale al 42,7% per il 2025. Ma il dato è “gonfiato” da un trucco contabile. Lo sconto contributivo che prima abbassava le entrate fiscali è stato sostituito da un bonus Irpef per i redditi bassi. La differenza è solo tecnica: il beneficio per i cittadini resta lo stesso, ma mentre lo sgravio riduceva la pressione fiscale, il bonus è registrato come spesa. Risultato? La percentuale appare più alta di quanto sia davvero. Se si corregge il calcolo, la pressione effettiva scende al 42,5%.